Delle poche immagini del terremoto quella che ci resta di piu’ e‘ la vecchina estratta viva e vegeta dopo molte ore, che rivela di aver fatto l’uncinetto tutto il tempo. Attendere e digiunare forse sono le cose che ha fatto tutta la vita. Per la sua serenita’ e dignita’ la invidiamo.
L’altra immagine che, purtroppo, e’ arrivata e’ quella del faccione di Berlusconi con il caschetto da pompiere stile Twin Tower. Sproloquiava: fortunatamente le parole non erano nel servizio. Oltre a questa e ad altre catastrofi, pensiamo sempre anche a quelle forse piu’ piccole, ma non meno importanti, di quelli che conosciamo.
Allagamenti
Qui le piogge sono continuate causando seri problemi in molte parti della East Coast, rallentando cosi’ anche la nostra marcia.
Abbiamo sperimentato cosa vuol dire pedalare in autostrada sotto l’acqua durante il rientro pasquale e non ci e’ piaciuto. Inoltre la Bruce Hwy continua a non avere per molti tratti la corsia di emergenza e ci appare sempre piu’ pericoloso percorrerla. E' piena di lapidi in ricordo dei morti in incidenti. Decidiamo percio' di fare strade alternative ogni volta che e’ possibile.
A Pasquetta pioveva cosi’ tanto che, prima, ci siamo dovuti rifugiare in un capannone/garage di una casa sulla strada e, poi, abbiamo seguito la deviazione per l’altisonante Hotel Yandaran, nel tentativo di non affogare nelle pozze che si stavano formando. Tutte le strade che percorriamo hanno la dicitura floodway, vorra’ pur dire qualcosa… L’hotel si rivela, per fortuna un semplice pub.
Quando ci presentiamo all’ingresso scroscia a doccia aperta al massimo. Gaia con il caschetto-grondaia pretende che sia Ale ad entrare a chiedere se c’e’ una stanza, dato il contesto estremamente rurale (spesso anche nel linguaggio poco comprensibile alle orecchie oxfordiane di Gaia). Ale appoggia la bici e riluttante fa il suo ingresso nel saloon dove tutti gli occhi, immediatamente, gli si posano addosso. Chiede se c’e’ una stanza e quanto costa, ma un avventore lo apostrofa cosi’: “C’e’ qualcosa che non va la’ fuori?” La proprietaria incrocia le braccia e prima di rispondere attende che Ale dia una risposta. Ale sente che dalla risposta potra' cambiare la disponibilita’ o meno di una stanza asciutta e calda e se la gioca cosi’: “Beh, oggi il sole e’ troppo forte per pedalare”. Grasse risate tra i presenti: la stanza e’ nostra!
La dicitura dell’hotel recita cosi’: Country pub… country atmosphere. La giornata si concludera’ chiacchierando con i clienti e i proprietari di fronte a una birra (loro molto di piu’) e uno di loro (gia’ il cappello era rivelatore) ci dice che lui non monta le bici, ma solo i tori!!! Sono simpatici e accoglienti, alcuni sembrano usciti da un film sulla caccia all’oro. Ci dicono che e' molto strano che piova cosi' tanto, che credono che abbiamo portato noi la pioggia e che questo e' bene! Dicono sempre che qui e' molto dry (asciutto), anche se noi di pioggia continuaimo a vederne e gli invasi son tutti strapieni!
L’itinerario, pioggia o non pioggia continua: Hervey Bay, Frazer Island, Childers, Bargara, Yandaran, Town of 1770/Agnes Water, Benaraby, Gladstone.
Ad Hervey Bay prendiamo il traghetto e con un giro organizzato di due giorni (che non ci ispirava e di cui ci pentiremo) partiamo alla volta della famosa Fraser Island, l’isola di sabbia piu’ grande del mondo (sapete ormai che l’Australia e’ la patria dei record…).
Si gira solo su piste di sabbia e solo con 4X4, alcune parti non sono praticabili nemmeno con il 4X4 causa sabbie mobili et simili. L’isola e’ incredibilmente rigogliosa perche’ ricca di acqua dolce, ma piena di dingo che a causa di turisti sprovveduti sono diventati molto pericolosi anche per gli esseri umani. E’ davvero un incanto specialmente per il suo entroterra e i suoi laghi. Visitiamo Lake McKenzie, dalle acque turchesi e dalla sabbia bianca perche’ al 99% di silice e Lake Wobby, verde smeraldo, posto accanto ad un’incredibile duna di sabbia.
I dingo sono bellissimi, ma ci fanno un po’ paura visto che si sono portati via anche un bimbo…
Hervey Bay ci rimarra’ per la bellezza del posto, la particolarita’ del comportamento delle balene (che non possiamo purtroppo vedere non essendo stagione) e per le sensazioni contrastanti suscitateci dal perfetto Mango hostel. Rispetto alle balene, pare che solo qui, dove non sono quasi mai state cacciate, vengano loro a fare human watching piuttosto che viceversa: restano fuori per meta’ a lungo per guardare chi le guarda, dicono anche per ore. Ci sono foto anche vecchie che lo provano. Quanto al Mango hostel, pur essendo piccolo, accogliente e pulito, con tutto cio’ che serve, ci ha trasmesso sensazioni negative, forse a causa dello strano proprietario che lo gestisce, una sorta di bastian contrario che, anche quando facciamo presente che all’isola non si puo’ fare il bagno causa squali, riesce a ribattere: “E’ cosi’ su tutta la East Coast, dipende dalla marea e poi con gli squali e‘ solo una questione di chance”.
A Childers, ci troviamo in un campeggio completamente preso da europei raccoglitori di frutta che rendono l’atmosfera simile a quella di un campo di minatori nell’’800, con gente abbrutita che si aggira per il bosco fumando ovunque. La dolcezza la troviamo nel rinomato localmente gelato Mammino’s allo zenzero e macadamia nut: squisito!
A Bargara andiamo a vedere se c’e’ ancora qualche tartarughino che deve prendere il mare, ma e’ ormai finita la stagione: li’ accanto, a Mon repos, c’e’ infatti una spiaggia meravigliosa dove nidificano le tartarughe. La zona e’ da ricordare anche perche’ e’ stata disboscata “grazie” al lavoro servile di isolani del pacifico ridotti in condizione di quasi schiavitu’ (cd. blackbirded). Un pezzo di muro costruito da quelle persone lo ricorda.
News
Dal sempre ricco di sorprese notiziario locale, apprendiamo che: a Pasqua il BBQ in spiaggia e’ un must per I locals, che ci sono degli skaters estremi che travestiti, diciamo, da supereroi (con tutino attillato e mascherina), si lanciano sulle strade, di notte, in discesa, sfidando e bloccando il traffico. Per loro si tratta solo di un nuovo sport, per il notiziario e’ un allarme sociale. Infine, che ci sono genitori che lasciano I figli soli nelle spiagge controllate dai bagnini e se ne vanno, anche per ore, a fare shopping: e’ definito il “fenomeno dei bambini abbandonati” (non sappiamo se sia solo pasquale).
Citta’ gemelle
Ebbene si’, esiste una citta’ che, nel delirio di rinominazione coloniale, venne battezzata “Citta’ del 1770” l’anno cioe’ della sua “scoperta” da parte del cap. Cook (sempre lui), a cui anche un rodeo e‘ dedicato. E’ minuscola ed attaccata ad Agnes Water, anche lei composta praticamente dal solo centro commerciale. Di fatto le citta’ sono le loro due spiagge. Qui ci si rompe la tenda.
Provaci ancora, Mr. Tuffy!
Un paletto della tenda ci si rompe in un modo mai visto, ma il nostro mr. Tuffy ama le sfide e armato del solito kit aggiustatutto tenta il colpo gobbo: nastro isolante, filo d’acciaio e un legnetto e’ la prima strada che percorre. Tempo di riparazione: 20 minuti. Tempo di durata: una frazione di secondo. Tempo di smantellamento della prima riparazione: 15 minuti. Ma l’animo tosto di mr. Tuffy mal sopporta la resa. Recuperato un nuovo legnetto ad arco e che pare piu’ solido, ecco che estrae le “manette americane” che con pezzi di camera d’aria e fascette di plastica andranno a comporre il nuovo accrocchio salva-tenda. Tempo di riparazione: 50 minuti (Gaia osserva ammirata e cronometra). Tempo di tenuta: resiste! La tenda, pero’, pare un teepee e non piu’ un igloo. Si spera solo che non piova…
Il giorno dopo, un esperto del settore ce la ripara, sostituendo il paletto rotto. Ci ripresenteremo da lui anche due giorni dopo con l’altro paletto rotto. Il suo commento sara’: “Keeps it interesting”. Noi useremmo un altro aggettivo!!!
Confusioni linguistiche
Lungo la strada immersa nella vegetazione che ci porta a Town of 1770, Ale ferma Gaia e, forse stordito dal continuo cambiamento di accenti, indicandole un uccello-lira, esclama: "Ha coda come uccello paradiso!" ricordando Boskov quando intervistato a fine partita esclamo': "Rigore e' quando arbitro fischia". Gli ci vorra' un po' per riuscire a rimettere insieme una frase di senso compiuto.
A Miriam Vale
Stiamo per ripartire, dopo una pausa nell'amena cittadina (un nulla di citta' davvero carino), quando ci si para davanti, mettendosi in mezzo alla strada, un americano che ci dice: "Ma dove state andando?! Vi ho superato molti giorni fa! Da dove avete inziato?" Quasi non riesce ad aspettare le risposte e continua con le domande ripetendo le risposte alla moglie, stupito. E' texano e prima di congedarci di benedice con il classico:"God bless you".
Pochi metri dopo, il copertone posteriore di Ale si apre, secondo Gaia proprio come quelli dei camion lungo la strada. Per fortuna da molti km portiamo con noi il vecchio copertone di Gaia che ora torna in auge...
Crocland
Grazie al vecchio copertone, raggiungiamo Benaraby, ormai in piena zona coccodrilli; anche al campeggio ce lo ricordano, aggiungendo che nel fiume che scorre li' accanto ci sono anche squali (?!) e percio' di non fare assolutamente il bagno. Peccato perche' il fiume e' magnifico e il luogo anche. La sera andiamo a fare la spesa nel classico emporietto di paese (che non c'e') e chiediamo se per caso non ci sia un negozio di alcolici (qui sono sempre luoghi separati); pare sia a dieci minuti di macchina. Diciamo che faremo a meno della birra visto che siamo in bici. Ma alla fine, sul bancone, accanto ai nostri acquisti, ecco che compaiono due lattine di XXXX, la birra locale. La signora ci dice di non dirlo a nessuno!
Varie
Le parole australiane continuamente ripetute sono: "No worrries" (che sostituisce it's a pleasure in risposta ad un grazie) e "I double check for you" quando una commessa o simili vuole mostrarsi particolarmente servizievole con voi; spesso si viene chiamati "Mate" che sostituisce indifferentemente Madam e Sir.
Ad es. l'autista del trek su Fraser Island dopo le continue richieste, anche contrastanti, di una turista, le dice:"No worries" e appena se ne va a tutto il bus dice:"Non ce la facevo piu', non ho capito cosa volesse!"
Altra frase che ci viene continuamente ripetuta dopo le domande di rito sul nostro viaggio e': "You must be fit!" (Dovete essere in forma), non sappiamo se con il significato di:"Dovete essere matti", "Non ce la farete mai" o con quello di sostegno/sprone.
Abbiamo visto una lucertolona (un metro circa piu' codone) che ci ha fatto capire a cosa si ispirano i disegni aborigeni: ha il mantello verde con dei pallini gialli bellissimi che sembrano dipinti. Ale ne ha poi vista un'altra che cammina su due zampe come il tirannosauro! E poi abbiamo visto le rane che si arrampicano sui muri per mangiare gli insetti! Sono verdissime e belle, paiono i sassi colorati a forma di rana che faceva la nonna di Gaia per passare le giornate piovose al mare.
Per due giorni, qualcosa si muoveva sotto la tenda, dalla parte di Gaia, ma tanto. Il giorno della partenza, levando la tenda abbiamo visto che era un vermone gigante, anzi dovremmo dire un invertebrato, che cercava di andarsene, ma non c'e' mai riuscito, povera bestiolina.
Lungo la strada, forse a causa delle forti piogge, continuiamo a vedere gigantesche vesce, grandi come souffle', quei funghi bianchi tondi che da noi si mangiano quando sono piccoletti e poi invecchiando esplodono.
Incontriamo finalmente un altro cicloturista, pedalante. E' ceco e si e' fatto l'altra parte dell'Australia. E' simpatico, ma sta andando nella direzione opposta alla nostra.
Feste
A Gladstone ci ritroviamo nel mezzo delle celebrazioni per l'anniversario della fondazione dello stato del Queensland (150anni). Ci dicono che se andiamo in stazione per le 12, arriva il treno storico a vapore che si puo' visistare e che ci sono salsicce gratis per tutti. Decidiamo di esserci, Gaia per l'evento storico, Ale per le salsicce.
Il treno e' spettacolare, con ancora le cuccette d'epoca. Girano ragazze in costume dell'800 e regalano delle borsine, ci facciamo avanti per averne una anche noi. La borsina, sponsorizzata da tal Santos (un misto brutto tra la Shell e la Monsanto ci par di capire), contiene il seguente kit: borraccia da bci, due palloncini da gonfiare manoninstazionepermotividisicurezza (??), un pacchetto di caramelle Santos (?) simil polo senza buco, battello galleggiante per bimbi in gomma, due penne dell'altro sponsor, un calendario, due tatuaggi dello sponsor, un braccialetto in gomma elastica dello sponsor e una visiera in plastica dura stile croupier, crema solare sempre "Santos" (?).
Decidiamo di chiederne un'altra, un po' per la crema solare, un po' perche' contagiati dalla febbre da fiera di paese...
Alpha
Poco prima di raggiungere Gladstone, vediamo il nostro primo cartello che indica Cairns: mancano poco piu' di 1100 km! Perche' farne cosi' pochi? Decidiamo percio' di fare una piccola deviazione verso l'interno, prendendo la Capricorn hwy, la route 66 australiana (siamo ormai arrivati al tropico del Capricorno e questa strada lo segue), destinazione: Alpha.
P.S.
Per motivi tecnici questa mail e' in ritardo e doveva essere spedita il 19 aprile. Oggi e' il 25 aprile la Festa di Liberazione dal nazifascismo e noi pedaliamo come fossimo in manifestazione con voi!
Qui e in Nuova Zelanda e' invece (le coincidenze...) l'ANZAC day, la festa nazionale delle forze armate che ricorda i caduti di tutte le guerre.
sabato 25 aprile 2009
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