Arrivati a Gladstone scopriamo che c'e' un treno che la sera stessa va ad Alpha, distanza km 600 circa, tempo di percorrenza 10 ore. Il successivo e' dopo quattro giorni, decidiamo percio' di prenderlo perche' non possiamo pedalare sia all'andata che al ritorno, ci porterebbe via troppo tempo e per Gaia il tempo e' denaro, da spendere...
Alpha e' una minuscola cittadina in pieno outback, lungo la Capricorn Hwy.
Passiamo la giornata tra il parco (dove Ale monta il nuovo copertone e il famoso Mr. Tuffy, si scrive cosi'!) e la stazione dove, dopo la festa salsicciaiola e il treno storico a vapore per l'anniversario del Queensland, non c'e' un anima.
Controlliamo la mail. ma non c'e' nessuna risposta da parte di Paola, il nostro contatto per fare volontariato presso una fattoria locale. Le mandiamo percio' un messaggio per farle sapere che la mattina seguente arriveremo alla stazione di Alpha e che se nessuno verra' a prenderci pedaleremo fino a loro.
Kerand
In Australia possiamo fare quello che in NZ ci era impedito da un cavillo legale, ovvero i lavoratori volontari presso alcune tenute. La scelta e' molto difficile, ma ci piace quella descritta a Kerand a 50 km da Alpha perche' sembra gestita da un gruppo di amici, tra cui un bimbo di 8 anni, esperti in riciclaggio e produzioni biologiche, finalizzata all'autosufficienza: sembrerebbe una comune degli anni '70, lontana dalle sirene del consumismo. Per noi il mito dell'autosufficienza e' gia' crollato dopo i primi mesi di pedalate; curiosi di trovarne traccia, attendiamo fiduciosi il treno.
Quel treno per Yuma
Il treno arriva in ritardo di un'ora, e' vecchiotto e le cuccette sono tutte prese (anche se Ale voleva comunque risparmiare...); per fortuna il vagone posti a sedere e' semivuoto e si dorme su due sedili. La carrozza ristorante e' pero' molto fornita e accogliente e l'alba, come al solito, arriva presto e veloce e la fame giunge con i primi raggi.
Arriviamo ad Alpha dopo km di cio' che noi europei definiremmo nulla: l'outback, km e km di alberi sparsi, cespugli, rilievi, fiumetti, billabong, canguri e strani uccelli che vivono qui, tra cui i bustards. Sono questi simili agli emu' ma piu' piccoli e con un parruchino nero in testa; pur essendo enormi volano, anzi sembrano essere i volatili piu' grandi al mondo che volano. Ogni tanto la strada, la Capricorn Hwy, vuota per lo piu'.
Ad Alpha gli unici a scendere siamo noi. Il treno riparte. Nessuno ad attenderci, nonostante il ritardo.
E' domenica e tutti i negozi sono chiusi. Dobbiamo assolutamente rifornirci di acqua e di cibo prima di cercare la strada che ci portera' a Kerand. Sono solo 50 km, ma nel nulla sterrato australiano.
L'emporio della pompa di benzina ci rifocilla e compriamo anche le piccole provviste che cerchiamo di avere sempre con noi. Il tanicone di acqua piovana lo troviamo poco lontano. Chiediamo indicazioni per Kerand (non sappiamo se sia una frazione o cosa) e andiamo.
Un local ci disegna una mappa che sembra apparentemente dettagliata e facile da seguire. Si parte.
Campeggio libero in proprieta' privata
La strada si rivela una pista dove oltre alle nostre due biciclette incontreremo solo due macchine e mandrie di mucche in liberta'. Il fondo e' molto sconnesso, ogni tanto sabbioso o estremamente sassoso o di terra battuta rossa con misteriosi brevissimi tratti asfaltati. Ogni 5 km c'e' una grid, sbarre di ferro sopra un piccolo fossato che ti costringono a smontare dalla bici. Delimitano le zone di pascolo e impediscono alle mucche una circolazione “promiscua”.
Le mucche si spaventano al nostro arrivo e, dopo averci guardato stupite, iniziano a correre all'impazzata, spesso tagliandoci la strada o “gareggiando” con noi fino a quando non scompaiono nel bush. Alcuni tori spaventano Gaia perche' sembrano sbarrarci la strada e solo all'ultimo si scansano. Animali piu' esotici ci fanno fermare per ammirarli: emu', bustards, trampolieri (cranes), canguri...
Dopo alcune ore e 40 km arriviamo a un trivio: a sinistra il cartello Kerand west, a destra il cartello Kerand, dritto la strada sembra continuare. A Kerand West e' visibile una proprieta' il cui cognome corrisponde a quello da noi cercato, mentre Kerand conduce a un cancello chiuso oltre il quale non sembra esserci una strada. Quello che noi crediamo essere il numero civico non coincide. Decidiamo di andare verso la proprieta' che vediamo per chiedere informazioni, ma non c'e' nessuno. Mangiamo, perche' le decisioni sagge non si prendono a stomaco vuoto. Dopo la sosta vicino al recintocontenimentobestiame, l'unica cosa a cui possiamo appoggiare le bici da quando abbiamo lasciato Alpha, scegliamo di proceder diritti a caccia del fantomatico numero civico in nostro possesso.
La strada, se possibile, peggiora e sembra andare verso il nulla. Dopo 10 km, un camion arriva nella direzione opposta. Lo fermiamo. Il guidatore ci dice che dobbiamo tornare indietro. Inizia a venirci l'ansia perche' il tramonto e' sempre piu' vicino. Tornati al trivio, Ale scarico va, riluttante, in avanscoperta mentre Gaia attende speranzosa il ritorno del proprietario di Kerand West.
La ricognizione da' esito negativo: 5 km percorsi e nessuna traccia di vita umana. La pista oltre il cancello sembra impraticabile. E' ormai il tramonto e decidiamo percio' che chiederemo di piantare la tenda nel giardino della casa, non appena arrivera' qualcuno.
La luce della sera e' magica, come l'apparizione di un serpente che attraversa tranquillo la strada e di due cavalli neri che a Gaia paiono di buon auspicio...
Quasi buio e nessuno torna. Altra decisione da prendere: piantare o no la tenda senza il permesso del proprietario? Ancora una volta, decidiamo prima di cenare con le nostre piccole provviste e l'acqua presa da un rubinetto esterno della casa (la nostra e' ormai finita), per attendere ancora un poco.
E' ormai notte australiana quando perdiamo la speranza che qualcuno torni. Piantiamo la tenda sotto un cielo pieno di stelle che arrivano fino all'orizzonte e accendiamo per la prima volta, una luce di emergenza di 12 ore affinche' il proprietario, al suo rientro (Gaia continua a credere che qualcuno tornera') possa leggere il biglietto che gli lasciamo sul cancello. Andiamo a dormire tranquilli grazie al rustico cancello che pero' ci fa sentire piu' sicuri.
La mattina, ci svegliamo ancora soli e dopo una piccola colazione, prendiamo la grande decisione: varcheremo il cancello Kerand in cerca della proprieta' di Paola e amici.
Nel bush
I 10 km che ci separano dalla meta sono durissimi e ci costringono a spingere piu' che pedalare. A meta' strada lasciamo i nostri bagagli tra i cespugli. Seguiamo la pista grazie a una flebile traccia di pneumatico. Ale inizia a credere di essersi perso, Gaia e' insensatamente ottimista e sostiene che al terzo cancello, come nelle fiabe, troveremo la casa nel bush.
Poco oltre il terzo cancello e l'ennesimo bivio ci rendiamo conto di essere finalmente arrivati. Quando ci presentiamo alla sua porta, Paola esce stupita accogliendoci con queste parole: “Ma avete una cartina cosi' dettagliata?”
Ale: “Non abbiamo nessuna cartina!”
Paola: “Come avete fatto allora ad arrivare qui?”.
Appunto.
La proprieta' si rivela essere cio' che resta di un'utopia che, in quanto tale, non si e' mai realizzata. E' piena di relitti di auto e di altri veicoli agricoli arrugginiti. Di fatto, vivono qui, grazie al reddito proveniente dall'allevamento di bestiame, una coppia e il loro ultimo figlio (una sorta di Huckleberry Finn). Il loro grande orto non c'e' piu', spazzato via da un allagamento; ne hanno solo due piccoli che non bastano all'autosufficienza di cui si parlava. Tutto e' estremo come l'ambiente: la doccia, il WC, la zona cucina, gli spazi dove dormire.
Ci sono sagome, nella notte, nell'aia: sono due canguri, buffissimi a vedersi al buio. C'e' anche uno strano insetto (angel beetle) che, quando lo catturi e lo tieni nella mano, emette un suono che pare un campanellino.
Lavoreremo duramente per alcuni giorni, dividendoci tra la cucina, l'istruzione del bimbo, la ricerca dell'erba blu. Condivideremo questa esperienza con altri due ragazzi tedeschi e, con loro, il senso di isolamento e anche un po' di prigionia (ti sembra proprio di non potertene andare). E' grazie a loro che abbiamo potuto mandarvi alcune foto. Nessuno ci accompagnera' nemmeno al ritorno e l'effetto-pista sara' un taglio nel copertone di Gaia.
Le nostre competenze culinarie (su cucina in ghisa a legna) ed educative (immaginatevi fare lezione a un bimbo isolato per nove anni dai suoi coetanei e che ha a disposizione una moto e un cavallo) sono state messe alla prova e ci sono servite.
Resteremo in contatto con Paola anche per cercare di sollevarla dall'isolamento.
Di nuovo in sella
Vogliamo pedalare i 250 km circa che ci separano da Emerald. La prima notte la passiamo percio' ad Alpha che, nonostante le dimensioni, ha un bellissimo campeggio, dove i galah (pappagalli rosa e grigi) volano in stormi e vengono a nutrirsi a terra. Nella camp kitchen incontriamo alcuni camperisti australiani che raccontano delle loro avventure nell'outback, stimolati dalla presenza di due ciclisti stranieri. Uno riferisce di aver incontrato un uomo in pieno deserto che camminava con soltanto il camel-back per l'acqua e un secchio con una bottiglia di rum dentro. Quando gli ha chiesto se voleva un passaggio, il camminatore gli ha risposto: “No grazie, mi sto godendo la mia camminata”. Al che il camperista ha incalzato: “Ma per altri 400 km non c'e' nulla!” L'uomo ha proseguito il suo cammino. Conosciamo un'altra coppia di camperisti con i quali scambiamo anche gli indirizzi.
La prima tratta di Capricorn Hwy e' intensa: superiamo il Drummond range, pedaliamo quasi soli nell'outback e restiamo senza acqua giusto arrivati nel paese dove fare la nostra sosta. Un paese di quattro case, dove non c'e' nessuno a cui chiedere se il rubinetto che vediamo e' di acqua potabile. Facciamo tappa nel campeggio di Willows Gemsfields, una zona mineraria dove si trovano zaffiri (le case espongono cartelli per chi li vuole acquistare) e altre pietre preziose.
Fossicking
Gaia si entusiasma per questa parola australiana che indica l'attivita' di ricerca delle pietre preziose mentre si vaga nel bush spaccando pietre a caso.
Il campeggio non e' niente di che, ma vende tutto cio' di cui abbiamo bisogno. La notte, poi, sentiamo gli ululati dei dingo: una grandissima emozione (ad essere dentro il campeggio!). Nei bagni c'e' un cartello che avvisa di chiudere il coperchio del WC perche' altrimenti le rane e gli insetti ci vanno dentro e poi perche' cosi' si vede se ci sono serpenti arrotolati al tubo di scarico!!!
Vediamo, per la prima volta, le green tree frogs, un tipo di rana che si arrampica come un geco sui muri.
La mattina dopo colazione c'e' un tentativo di accattonaggio da antipodi: prima si fanno avanti due gazze locali, che saltellano intorno al tavolo, poi due pappagalli arcobaleno, piu' spavaldi, si posano sul tavolo e guardano nella borsa aperta di Ale cercando poi di aprire col becco un sacchetto. Il cibo e' sacro per gli Ziliani e dunque nulla puo' impietosirli, nemmeno un parrocchetto!!!
Fast travel
La strada che si avvicina ad Emerald e' coltivata a sorgo rosso e i campi sono davvero vangoghiani a vedersi. Arrivati in citta', prenotiamo per il giorno dopo un bus che ci portera' nuovamente sulla costa, a Mackay.
In 5 ore copriremo una distanza che altrimenti impiegheremmo tre giorni a pedalare.
Si lascia la Capricorn per la Gregory hwy (come Peck) fino a Clermont, dove ci sono dei rilievi simili a quelli incontrati alle Glass House mts: la strada e' splendida, ma questa volta ce la godiamo dal finestrino. La Peak downs hwy ci portera' fino a Mackay attraversando una zona mineraria (carbone) che ha la miniera piu' grande, Coppabella, dal nome simile a quello di un gelato. Il carbone e' il ventre della terra e infatti le montagne sono violate. La ferrovia, qui, e' solo adibita al trasporto del minerale. Vediamo km e km di vagoni trainati da tre locomotive. Passiamo per Nebo, vicina a Glenden una cd. citta' aperta, creata dai proprietari della miniera e poi data in “gestione” allo stato, la prima ad essere stata pensata anche per le persone disabili.
Arriviamo a Mackay e, acquistati alcuni pezzi di ricambio e pulite le bici in condizioni pietose dopo il ripetuto fuoristrada di Alpha, telefoniamo ad un'altra famiglia dove continuare l'esperienza del volontariato.
Il giorno successivo partiamo alla volta di Finch Hatton gorge. Vogliamo assolutamente vedere il platypus!
PS Si ringraziano il SSIF e Pietro e Maria per le luci di emergenza!
lunedì 4 maggio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento