Siamo a Kuala Terengganu in attesa, come molti anche noi, di un bus notturno che ci riporti sulla costa ovest della Malesia da dove passeremo il confine, pedalando, per entrare in Thailandia. Qui ad est, nelle provincie meridionali thai, c'e' troppo pericolo dovuto a velleita' secessioniste di matrice islamista, sembra che abbiano rotto la tregua che proteggeva i turisti e che sparino anche a bambini e monaci buddisti... Mr Tuffy ovviamente voleva passare lo stesso, ma Gaia si e' opposta fieramente. Tra l'altro, domani inizia il Ramadan che purtroppo spesso marca l'inizio di ondate di violenza.
Limau kasturi
Questo il nome della nostra bevanda preferita (ma l'abbiamo forse gia' detto?) qui in Malesia, ma che vorremmo poter bere anche certe sere d'estate milanese quando la sete e' inarginabile. Trattasi di limonata a base pero' di lime con, a dare il tocco aspro (sour), una prugna particolare (forse cinese!), la sour plum, appunto; si puo' avere sia calda che fredda, noi propendiamo per la prima versione.
Come in Indonesia, anche qui ci sono succhi di frutti tropicali i piu' disparati anche miscelati tra loro, dai colori sorprendenti e culturalmente difficili da accettare...ad es. esistono due versioni di succo del frutto del drago, uno bianco, uno viola paramento quaresimale!
A proposito di succhi, nell'ottimo ristorante (cinese!) di ieri sera, entra un tipo assurdo, macchina fotografica che penzola sull'addome, barba sfatta, calzini in stile Fantozzi. Entra ed esce parecchie volte, con quell'aria un po' cosi', da matto... dopo aver finalmente ordinato, guarda il cartelone dei succhi e, girandosi verso di noi esclama: "Hanno dei nomi molto interessanti, questi succhi!" e si mette a fotografarli uno per uno (dalla A alla T!), quindi aggiunge: "Da dove venite?", percio' osiamo la stessa domanda e lui: "Japan": nemmeno lo stereotipo piu' estremo poteva disegnare meglio un giapponese piu' giapponese di questo che, forse reduce da 5 continenti in 5 giorni, risulta piu' bollito dell'uovo nelle nostre zuppe.
Essendo prossimo il Ramadan, sui banchi dei supermercati e mercati, hanno iniziato a comparire pile e pile di datteri di provenienza per lo piu' tunisina; decidiamo che sono ottimi anche per le nostre tappe piu' toste, ma acquistiamo quelli iraniani, alla faccia di Bush padre e figlio: pedaliamo in una delle regioni piu' temute dagli USA per la forte componente islamica, mangiando datteri del nemico numero uno dopo i Talebani!
Ah, se nel vostro piatto credete di vedere degli occhi, beh sono degli occhi! Gaia a volte fatica a trovare piatti di sola verdura; un giorno, dopo aver chiesto se la portata fosse di sola sayur, si e' ritrovata ad essere guardata da molti occhietti: erano pescetti che definiremmo piuttosto placton per le dimensioni, tutt'occhi, povere bestioline. A Gaia e' parso che ci fosse del pesce nel suo piatto, ma Ale ha negato recisamente; al che lei ha iniziato ad estrarli uno ad uno, Ale li ha guardati e loro hanno guardato Ale!
Ionesco in bicicletta
Lasciamo Gua Musang per Kuala Krai, dove stiamo in un hotel per il quale Gaia conia una nuova categoria: topaia autocosciente onesta. E' infatti un alberghetto con bagno in comune (ma acqua calda!!!), dove risiedono per lo piu' lavoratori locali, con ampi spazi comuni dove non e' un problema lavarsi i vestiti o mangiare durian. Le stanze sono basic, ma ariose e comode. Perfino i muri fanno meno schifo del solito. E il prezzo e' "onesto".
Da qui, proseguiamo alla volta di Kuala Besut, da dove, come 7 anni fa, intendiamo prendere la barca per raggiungere una delle isole Perhentian (luogo meraviglioso, dove pero' Gaia aveva avuto l'otite e 40 di febbre...).
Capita spesso che, mentre si pedala, si cerchi di comunicare anche ad una certa distanza e con le auto che passano, usando segni che Ale ritiene "convenzionali". Siccome il piu' delle volte Ale indica uccelli meravigliosi (che Gaia non vede mai) o scorci panoramici quando ormai sono passati da km, Gaia tenta sempre di interpretare la gestualita' scarna e improvvisa del compagno. Ancora immersi nella jungla, Ale fa uno scarto repentino verso il centro della strada, frenando, e inizia a sbracciarsi (con un braccio solo) forsennatamente (mentre pedala), muovendo l'arto da sinistra a destra con la mano aperta e bofonchiando qualcosa di incomprensibile; Gaia, dietro di qualche centinaio di metri, controsole, guarda prima i fili della luce (spesso ricettacolo di inverosimili martin pescatore), poi il cielo (un'aquila, forse?), poi alla sua sinistra (chissa', magari una lizard gigante...), raggiungendo nel frattempo Ale; che a questo punto la investe di improperi perche' quello che ha cercato di indicare era un serpente arrotolato a bordo strada che la nostra Mrs. Magoo ha evidentemente sfiorato senza vedere. Il nostro rettile si e' limitato, dal canto suo, ad alzare un po' la testa, forse nel tentativo, anche lui, di comprendere le movenze disarticolate di Ale.
O, ancora, il nostro fa segno a Gaia, con il pollice destro, verso un punto imprecisato alle sue spalle: Gaia guarda, ma non vede, come al solito, nulla. Ale si ferma, poco dopo, ripetendo il gesto: si scopre che intende chiedere a Gaia se vuole fermarsi a bere!! Non ha evidentemente fatto scuola di mimo!
Viceversa, Gaia tiene lunghe conversazioni con se stessa, dal momento che Ale dice di non sentire mai nulla di cio' che di importantissimo Gaia ha da riferirgli.
A-a-bbronzatissimi
Adesso i nostri due quarantunenni lombardi, lasciate alle spalle le montagne, hanno un fisico che puo' definirsi "tonico", ma il cui colore si presenta cosi'. Mani: a parte le prime falangi, sono bianche, fino al polso; braccia: nere (per quanto puo' essere "nero" l'arto di un lombardo "bianco") fino ai bicipiti. Da qui in su (faccia a parte) e in giu': ancora bianco. Con un distinguo: mentre Ale e' bianco fino a mezza coscia, Gaia e' ora bicolore dal momento che, essendo passati nella zona hard muslim, indossa i piu' casti pantaloncini muslim friendly che arrivano fino a sotto le ginocchia; da qui in giu' c'e' di nuovo un colore che puo' definirsi (senza tema di smentite) "cuoio". Beh, fino ai piedi, che sono quasi del tutto bianchi.
Bambini, rondini e ghiaccio
Nonostante a K. Krai non ci sia nulla da fare, i nostri arrivano troppo presto per non fare davvero nulla (dopo le tappe di montagna, collina e pianura ce le mangiamo!), quindi fanno il classico giro della citta' (noi italiani cerchiamo sempre la piazzetta...). Scorgiamo, di lontano, un tempietto cinese, che qui nel nord est e' cosa piu' rara, e puntiamo decisamente in tale direzione. Mentre ci avviciniamo al cancello, decidendo di non entrare a visitarlo, un signore cino-malese, seduto li' forse da tempo immemorabile, ci invita ad entrare e a sedere con lui, offrendoci subito del te che, tiene a dirlo, e' cinese. Impossibile rifiutarlo; viene continuamente riversato in piccolissime tazzine (che sembrano piu' quelle da sake') non appena ne svuotiamo una. In questa zona franca, ci intrattiene, parlando nel suo cino-inglese, di come va l'economia malese, dell'istruzione e chiedendoci della comunita' cinese in Italia (che siamo imbarazzati anche solo a ricordare visto come viene trattata, soprattutto a Milano). Ci invita anche al festival vegetariano interetnico che si terra' il 22 ottobre. Non potremo esserci. Lo congediamo, facendo i conti sulla sua eta', visto che dice di aver lavorato in passato (?), per una British estate, per 70 anni: ma quanti anni ha?
A K. Krai, come in moltissime altre citta' e' pieno di rondini che occupano interi edifici in disuso e che al tramonto dominano i cieli con il loro garrire strano (chioccano, non sappiamo come altro definire il loro suono diverso da quello delle nostre) e il loro volo.
I cinesi ne raccolgono i nidi per la loro famosa prelibatezza culinaria (i nidi di rondine appunto) che qui abbiamo visto inscatolati da export in un supermercato.
Qui in Malesia e' bello vedere le enormi scuole, come ce ne erano anche da noi negli anni trenta, che accolgono migliaia di studenti, dalla mattina fino alle 2 del pomeriggio: l'educazione e' stata la forza di questa nazione, insieme al petrolio, ovviamente, che pero' da solo non costruisce nulla. Quanta differenza con Sumatra, dove abbiamo visto bambini-lavoratori in stile indiano e dove non si capiva mai che orari facessero le poche scuole che abbiamo incontrato e gli studenti erano fuori a tutte le ore...pensiamo anche ad alcune nostre zone dove i bambini frequentano un altro
genere di scuola che non li portera' certo all'universita'...
La professione del futuro, ancora oggi, qui nella Malesia delle Petronas towers? Il venditore di ghiaccio, of course! Camion e camioncini che portano ghiaccio, in blocchi o gia' a cubetti, solcano le strade della Federazione. Qui, come in Italia ancora negli anni '50, prima dell'arrivo del frigidaire, il ghiaccio tutti se lo procurano... comprandolo. I cubetti piu' belli sono a forma di maccheroncino, col buco in mezzo!
Uova di tartaruga
K. Besut e' diventata, in 7 anni, una vibrante cittadina votata al turismo: tutto ruota intorno al trasporto e alla prenotazione (per quelli piu' in) dei soggiorni sulle isole, ma la cosa ha permesso uno sviluppo ancora sostenibile, migliorandola di molto. Purtroppo, pero', il boom turistico ha fatto perdere parte del romanticismo che caratterizzava la traversata e la permanenza in questo vero paradiso tropicale. Ora degli scafisti fanno la spola a tutta velocita' (tranciando anche grossi barracuda, lo abbiamo visto coi nostri occhi, ne mancava la meta'), tra la costa e le varie baie delle due isole. Mentre prima si passava da una scafo all'altro, ora per sbarcare hanno costruito quasi ovunque dei jeti (che non sono gli abominevoli uomini delle nevi, ma la parola malese per jetty, molo).
Nonostante l'aumentato traffico umano e meccanico, il mare e' ancora meraviglioso, ritroviamo i pesci multicolore e multiforma, le conchiglie, il corallo a pochi passi dalla spiaggia. Ma soprattutto, rivediamo e nuotiamo con le tartarughe! ce ne sono tantissime che "brucano" nei fondali di Besar, l'isola maggiore e sono anche molto grandi. La zona e' parco marino protetto, speriamo che duri... Passiamo tre giorni splendidi di snorkeling e camminata su Kecil, lungo i bei sentieri che, attraversando la jungla, collegano le varie baie, alcune delle quali deserte perche' i turisti tendono a stare solo nelle due baie principali o davanti al proprio hotel. Vediamo anche due aquile di mare, gli squaletti dei fondali con i quali Mr. Tuffy ovviamente nuota raggiante come un bambino e un calamaro di 30/40 centimentri che ci guarda, sperando che Ale non abbia troppo appetito!
Purtroppo, nel mercato a K. Terengganu, vediamo in vendita centinaia di uova di tartaruga, nonostante sia illegale.
Tom e Jerry
La permanenza nella baia che scegliamo (D'Lagoon) e' caratterizzata dalla presenza di un gatto lunatico che scompare di giorno per comparire la sera, quando tutti hanno finito di mangiare... miagolando nevroticamente; quando cerchi di accarezzarlo se ne va, sempre miagolando. Un topolino agita, invece, la notte dei turisti che lo cacciano urlando dalla propria stanza, mentre noi lo accogliamo nella sua tana ai piedi del nostro letto, dopo averlo fatto uscire dal nostro sacchetto del pane la notte precedente.
Nella nostra stanza, poi, compare un grosso geko a pois azzurri, forse influenzato dai colori inverosimili della barriera corallina.
Ci sono poi alcune grosse lizard, genere varano, che si aggirano per l'isola e fanno anche il bagno nella spiaggia davanti a noi.
Gaia compie quella che definisce "azione di resistenza civile", scrivendo sulla lavagnetta del ristorante: "Liberate la scimmia!" (si riferisce ad un povero primate che viene tenuto legato con una corda al collo proprio li' davanti). Il pomeriggio, non sappiamo se per effetto della scritta, alla scimmia viene concessa un'ora d'aria, anche se sempre al guinzaglio...
Insomma, e' una riedizione sui generis dell'arca!
Stati attraversati in Malesia e amenita' varie
Tornati a K. Besut, inforchiamo le bici e raggiungiamo in una volata K. Terengganu, ultima tappa ad est del nostro ritorno malese. Seguiamo la strada lungo la costa, dove in questi sette anni alcuni paesini sono sorti attorno a baie e spiaggie bellissime, mentre altri si sono trasformati in belle stazioni di villeggiatura per malesi. Incappiamo anche in un hotel che ha come insegna una bici con bagagli al seguito, segno che molti ciclisti passano di qui: com'e, come non e', quando incontriamo cicloturisti lungo la costa, ci dicono di preferire la montagna, ma poi in montagna non ne vediamo nessuno. E questa volta nemmeno in pianura (mentre la scorsa volta eravamo tanti)... e comunque, non dormiamo li', bensi' all'hotel Sinaran di K. Terengganu che ci piace per la pulizia, per l'accoglienza della sua proprietaria (cinese) e perche' non ci sono turisti occidentali (tutti nell'hotel a fianco segnalato dall'EDT o in quelli di "lusso").
L'arrivo in citta' e' segnato dall'attraversamento dell'imponente Sungai Terengganu, il fiume che da il nome allo stato e alla citta', su un ponte lunghissimo, a 4 corsie e con la pista ciclabile! Vediamo anche, sulla destra, protesa sul fiume, la moschea da fiaba chiamata di cristallo, tutta in acciaio e vetro. K.T. e' una citta' piacevole che ha il suo punto di forza in una Chinatown architettonicamente splendida, ben ristrutturata e all'altezza di quella di Penang. Ci sono tanti negozietti in cui curiosare, ma soprattutto un ristorante (T. Homemade Cafe') dove ceniamo e pranziamo con specialita' cucinate e servite in claypot (padelle di terracotta) a base di noodles o di riso; dei succhi abbiamo gia' riferito. Niente di cio' che mangiamo nei ristoranti cinesi qui e' neppure vagamente simile a quello che si trova in quelli in Italia e non ci riferiamo alla qualita', ma proprio alla tipologia del cibo. La citta' offre anche altri punti dedicati al cibo di strada.
Il mercato centrale e' uno spettacolo: diviso nei vari settori, vi si trova ogni cosa, soprattutto oggi che e' la vigilia del mese sacro, ogni genere di cibo, dolce e salato, fritto o alla brace, di verdura, di frutta, di pesce secco (il famoso keropok). Mentre sotto si affetta e sventra (reparto carne e pesce), sopra si vendono batik e ogni genere di stoffa, ma anche i famosi pugnali kriss e altre spadine tipicamente malesi. Anche lo zucchero di palma, venduto in grossi e pesantissimi dischi di ca. 2 cm di spessore, e' presente assieme ai tamarindi e ai sacconi di riso.
Ci sono, ovviamente, anche loro, i gattoni malesi rispetto ai quali l'aggiornamento tassonomico circa la coda e' nelle secche. L'ultima questione, disorientante, riguarda il carattere, recessivo o meno, della codina mozza...
Abbiamo attraversato i seguenti stati malesi: Johor, Melaka, Perak, Pahang, Kelantan, Terenegganu. Ora, se usciamo vivi dal bus notturno (8 ore per fare + o - 400 km), dovremmo pedalare anche nel Kedah per entrare in Thailandia, dove nuovi punti di riferimento, odori, sapori, colori ci aspettano, insieme ad una nuova, sconosciuta lingua dai caratteri incomprensibili.
Siamo quasi ai mitici 10.000 km pedalati!! vi diremo esattamente dove li raggiungeremo!
Lucciole per lanterne
Un'immagine per chiudere dalla Malesia: la marea di lucciole gigantesche che, nella notte passata nel rifiugio del Taman Negara, ci fanno compagnia; le prime che vediamo sono cosi' grandi e luminose che le scambiamo per occhi di animali della notte tropicale!
venerdì 21 agosto 2009
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