Noi abbiamo paura
Useremo il Noi, parleremo della Diapason, la cooperativa per la quale Ale lavora da anni, perche' in questo momento ci sentiamo entrambi appartenenti (anche Gaia ci ha lavorato) e fieri di un'organizzazione che si e' sempre fatta apprezzare per la qualita' del suo lavoro.
Dopo aver ricevuto un sms, apprendiamo infatti da agenzie di stampa che un'educatrice trentenne (nello stesso articolo e' insegnante e poi ancora assistente sociale!) e' stata sorpresa in flagrante a letto con un minore di 13 anni da lei seguito, in qualita' di EDUCATRICE. Questa educatrice e' (era!!!) della nostra cooperativa! la nostra!
E il mondo ci crolla addosso tra l'incredulita', lo sbigottimento, la vergogna, la rabbia forte e feroce.
Sembra che il Comune di Milano abbia sospeso tutti i servizi e voglia rescindere ogni contratto con la nostra cooperativa. Ma non si parla di mela marcia nel caso di apparati istituzionali? o di preti pedofili? o di secondini aguzzini? In quel caso non si parla mai di eliminare le forze dell'ordine, la Chiesa, il carcere...
Il paragone non e' casuale.
La rabbia. Non e' possibile che il gesto ingiustificabile, impensabile e inqualificabile di una mela marcia (e ci limitiamo a definirla cosi') sia il pretesto per distruggere, cancellare, eliminare (perche' di questo si tratterebbe!) un'intera organizzazione con centinaia di persone che spendono le loro vite, le loro energie, la loro professionalita' per offrire servizi alle persone veri, reali, di qualita' senza ricevere spesso un adeguato compenso e un adeguato riconoscimento dalla societa' (piu' o meno civile). Centinaia di persone che hanno costruito una solida, seria cooperativa rischiano di restare per strada senza avere nessuna colpa. Noi non possiamo accettarlo. Non e' giusto.
Dalle agenzie di stampa apprendiamo che l'educatrice sembra aver detto, colta in flagrante, alla madre del minore: "Dovevi picchiarmi, ma non chiamare i carabinieri". E la rabbia monta ancora di piu'. Ancora sembra aver detto di "essere innamorata, confusa.." E la rabbia esplode. Mista alla vergogna che abbiamo provato e proviamo per essere stati toccati, coinvolti come professionisti, come categoria, da un gesto inqualificabile.
Come puo' un trentenne andare con un tredicenne (e la stampa parla di "consenso"). Cosa puo' condividere un trentenne con un tredicenne? Quali pensieri? Cosa possono dirsi da pari a pari? Come si puo' parlare di amore?
La morale. Ma le parole "mi dispiace" non sono mai uscite? Quelle parole cosi' ridondanti e stanche e strappate e povere, spesso solo autogiustificatorie, non sono state pronunciate? Quelle parole sono il minimo, non accettabili, ma e' il minimo che uno possa dire! Ma in che posto viviamo? Quale societa' e' una societa' in cui si possono commettere simili azioni? Noi abbiamo paura di viviere in una societa' in cui si possa anche solo pensare di fare alcune cose. Quando il pensiero e' formulato e' gia' azione in potenza.
Noi abbiamo paura di questi pensieri! Ma le persone sono coscienti del ruolo che ricoprono?
L'etica. Se una persona e' incaricata di coprire un certo ruolo, svolgendo un certo lavoro ha chiaro cosa le si chiede? I pensieri corrono liberi e la risposta e' sconfortante. Se un carabiniere, un poliziotto... terrorizza e traumatizza liberi cittadini che manifestano, come a Genova siamo stati terrorizzati e traumatizzati, quale senso e coscienza del ruolo puo' avere? Lui/lei e' chiamato a proteggere le liberta' dei cittadini. E' pagato per far rispettare quelle liberta'.
Se un prete approfitta della fiducia che gli viene concessa, proprio per il ruolo anche sociale e non solo "spirituale" che riveste, per traumatizzare e violare bambini, quale senso e coscienza del proprio ruolo puo' avere?
Un educatore ha un compito, riveste un ruolo, deve essere cosciente e consapevole di questo e di cio' che comporta. Non puo' approffittare della propria posizione, del proprio ruolo per traumatizzare, violare, usare... abusare un minore e la sua famiglia!!!
La vergogna.
La provocazione di Foucault su chi controlla i controllori e' piu' che mai attuale. Chi deve controllare deve essere controllato e rendere conto del proprio operato. E le mele marce devono essere tolte dal cesto!!! o, meglio, non entrarci mai!!!
E' domenica quando leggiamo la posta e non possiamo nemmeno chiamare la coop per sapere qualcosa. Ci chiediamo se terminare il viaggio. Continuiamo a ripercorrere il gesto e i gesti che devono aver riguardato questa "educatrice" e poi le parole riportate dalla stampa. Pensiamo a come tutto possa finire senza preavviso in un attimo, solo per il gesto di un singolo individuo. Lunedi' chiamiamo la coop, ma il numero e' sempre occupato. Non sappiamo ancora nulla. Tante vite, di utenti e lavoratori, dipendono dal gesto sconsiderato di quella persona adesso agli arresti domiciliari e con un figlio piccolo. Si perche' e' anche madre, l'educatrice. Ci viene in mente che si meriterebbe quanto meno un sit in sotto casa, con dei cartelli che almeno le ricordino che esiste la vergogna, che la facciano finalmente pensare alle conseguenze delle sue azioni. Un sit in silenzioso o dei cori, non sappiamo cosa verrebbe piu' da fare sotto la casa di qualcuno che per un gesto immorale, contrario all'etica e illegale sta rovinando la vita a tante persone. Con un battito di ciglia.
Noi abbiamo paura. Ma decidiamo di andare avanti e di scrivere le mail come abbiamo fatto fino ad ora. Anche se dentro di noi sara' diverso.
lunedì 27 luglio 2009
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