domenica 27 settembre 2009

Nel regno di Sua maesta'

Approfittiamo di questo lento, ma gratuito, internet della splendida guesthouse che ci ospita, qui ad Ayutthaya per un breve (?) aggiornamento.
Entrare a Bangkok e' come essere in un videogioco dove, pero', piu' vai avanti piu' perdi punti vita anziche' guadagnarli! Tra l'altro sei tu il bersaglio!
La sensazione e' di fare il controllore di volo al JFK di New York: cosi' tante variabili che credere di poterle tenere sotto controllo e' una chimera.
I taxi, che qui sono dei piu' svariati colori (rosa shocking, arancione, verde acido etc.) sono come i pesci pilota con gli squali: sempre dietro, attaccati ai bus per vedere se alle fermate riescono a sottrarre qualche cliente, quindi noi rischiamo due volte lo schiacciamento laterale. Si frena, dribbla, urla, supera e ogni tanto, a sprazzi, si va via lisci.. Pero' l'aria non e' mefitica come in Indonesia o a Dehli, forse anche perche' i famosi tuk tuk stanno quasi scomparendo grazie all'ottimo sistema di trasporto pubblico locale, davvero all'avanguardia (c'e' pure una metropolitana leggera stile giapponese, la skytrain! e le stazioni dei bus in centro sono wi-fi!). Insomma, e' quasi (?) meglio di Milano!
Comunque per fare gli ultimi dieci km abbiamo impiegato un'ora!
Gli scorci che vediamo ogni tanto sono pero' suggestivi: B e' citta' di acqua, fiume, canali, barche, barconi, chiatte, con tutta l'umanita' che li accompagna e che ci vive. Un po' Amsterdam, un po' Londra, molto Oriente..

L'hotel dell'amore
A Nakhon Pathom, trovare un hotel non e' stato semplice e gira che ti rigira, decidiamo di seguire un'insegna rosa con l'H di hotel a forma di quel che ci sembra un cuore. Arriviamo in un posto dove alcuni parcheggiatori che ci sembrano usciti da un film sulla legione straniera (con copricapi e fazzolettini sotto che scendono e occhiali da sole) ci invitano incalzanti ad entrare in una zona stanzaconparcheggiomacchinadifronte e subito chiudono una tenda cerata di gomma alle nostre spalle, dicendoci:"200 baht". Ci sembra troppo poco e capiamo di trovarci in uno dei tanti motel per uomini soli (chiamiamoli cosi') in cui siamo incappati. Tutto e' rosa: insegna, tenda, muri. Ma la tariffa si riferisce alla permanenza per sole due ore. Percio' li salutiamo e ce ne andiamo. Nel frattempo, da un macchinone dai vetri oscurati esce un numero imprecisato di donne altrettanto sole... I parcheggiatori ci fanno segno di uscire dalla parte opposta, altrettanto incalzanti!
Dormiamo in un hotel sulla superstrada, il piu' strano mai visto in vita nostra: ad ogni piano puoi...arrivare in macchina come fosse un parcheggio multipiano!

Dai, fatti un Cynar!
Quasi arrivati nell'hotel da noi prescelto a Bangkok, chiediamo conferma (Gaia insiste) a due passanti circa la strada: sono un koreano e un malese. Questi, ci dice che il posto e' lontanissimo e che serve un taxi (!!) per arrivarci...il koreano gli ricorda che siamo in bici: la citta' fa male. Continuano a ripeterci che li' c'e' la Bank of Thailand.
Li salutiamo, lasciandoli al loro triste destino.
Spesso, per necessita' o per mischiarci ai locals, mangiamo in stall che sono davvero sulla strada, cosi' che, visto il traffico che regna sulle strade principali delle citta' piu' grandi, ci sentiamo un po' come Ernesto Calindri nella famosa pubblicita' di Carosello (lui seduto nel mezzo di una rotonda che dice: "Contro il logorio della vita moderna..."). E' vero: qui si trova il cibo piu' autentico, ma e' difficile rilassarsi: il nostro udito e i nostri muscoli vorrebbero il classico ristorantino comodo e tranquillo!
Corri di qui, corri di la' in cerca di cio' per cui siamo venuti a Bangkok (pezzi di ricambio vari per noi e le bici), ad un certo punto notiamo che le strade si fanno improvvisamente vuote e regna un silenzio irreale: ci siamo solo noi e dei poliziotti che ci fanno segno di proseguire velocemente. Ci chiediamo cosa stia succedendo. Anche i pedoni che passano sui ponti sopra la strada, vengono invitati a completare velocemente l'attraversamento. Tutto viene bloccato e anche noi fatti accostare dietro una transenna; chiediamo cosa succede: passa il re! Qualche istante dopo, una fila di macchine di servizio (tutte BMW che si e' evidentemente aggiudicata l'approvvigionamento reale) sfila veloce. Tutto torna poi alla normalita'.
Del resto, il monaco-abate di Phetchaburi ce l'aveva detto: il re va matto per i carciofi e lui glieli ha portati appositamente, di ritorno dal suo viaggio in Italia. Servono anche a lui, contro il logorio del potere...

Falsi thai
Cosi' come gia' capitato con la mela cannella, non e' facile orientarsi tra apparenza e sostanza di cio' che non appartiene al nostro universo linguistico e culinario. A confonderci sono anche le somiglianze tra cio' che vediamo per la prima volta e cio' che noi crediamo aver gia' sperimentato. E' cosi' che acquistiamo senza esitazione un tetrapak di foglia di banana (in genere contiene riso dolce) e ci troviamo dentro si' dello sticky rice, ma con in mezzo uovo, gamberi e maiale. Peccato che Gaia sia vegetariana e Ale voglia il dolce!
Poi, vendono ovunque finti sandwich che noi mai abbiamo acquistato, ma che ci hanno dato come colazione in un hotel: trattasi di tramezzino classico, con nulla dentro, ma una striscia colorata, esterna, tra le due fette che fa presagire una farcitura inesistente, quanto improbabile (color verde o arancione).
Oppure, compriamo, per variare un po', una cosa che sembra un mini panettoncino dolce, uguale uguale, giuriamo, ma dentro e' vuoto come la zucca di certi politici. E' pane normale "pittato" da panettoncino! Beh, almeno e' pane! E gli esempi potrebbero continuare...

Very Thai!
Lo studente thai e' l'essere piu' affamato che ci sia mai capitato di incontrare (noi esclusi!): in prossimita' di ogni scuola, di ogni ordine e grado, infatti, si radunano piccoli plotoni di venditori di strada, con ogni genere di prodotto che vengono letteralmente presi d'assalto all'entrata, all'intervallo e all'uscita degli studenti che comprano o consumano l'inverosimile. Quando siamo alla ricerca di un posto dove mangiare, per la scelta ci affidiamo spesso alla presenza di studenti, generalmente garanzia di qualita' (e abbondanza!).

Matti per la bici
L'abbiamo detto: la citta' fa male. Per Ale, l'hotel di B e' del genere "per occidentali stronzi, tutto lustro, in legno e nello stile finto orientale che gli occidenatli pensano sia l'autentico orientale". Gaia se ne innamora subito. Dice che si sta bene, e' silenzioso e poi si sentono gli uccellini e i galli all'alba. Certo, a volte, a disturbare sono gli ospiti (la mattina della nostra partenza ce n'era uno che dormiva sui tappetini davanti ai cessi, completamente ubriaco). Uno di questi e' il compagno di Gaia.
E' buio: Gaia viene svegliata da un rumore ripetitivo, a lei noto. Mezza addormentata, le pare di sentire... ma si e' proprio cosi', il rumore della pompetta della bici! Nell'oscurita' chiede (interrogativa retorica) al compagno di vita: "Ma cosa stai facendo?!" e lui: "Sono io, Gaia" (e chi cavolo poteva essere!). Sta gonfiando la camera d'aria che ha cambiato per la terza volta in poche ore; un problema che, evidentemente, come si suol dire, non lo faceva dormire!

Ratatouille
Ad uno degli incroci piu' incasinati che incontriamo in uscita da B, fermi al semaforo, un topolino passa svelto tra le ruote delle bici e poi, con agitazione, ma accortezza, attraversa ben tre volte tre differenti carreggiate. Lui ce l'ha fatta e questo ci da speranza. Noi speriamo che ce la caviamo...

Ma che ci fanno i miei capelli qui?
La fermata nella citta' partrimonio UNESCO di Ayutthaya meritava la deviazione. Per Gaia e' fin'ora, la sua citta' thai preferita, coi suoi canali che circondano la parte archeologica con i resti dei templi khmer e non solo.
Il mercato serale e' un'esplosione di specialita' locali piu' che nazionali (anche se Ale si butta sullo stall dei gamberoni alla brace).. Gia' lungo la strada, prima di entrare in citta' notiamo sacchettoni trasparenti colmi di quelli che ad Ale sembrano spaghetti colorati, a Gaia "stringhe" dolci per bambini (vedi paragrafo: Finti thai...). Ovviamente, non possiamo esimerci dall'assaggiarli, oltretutto costano pochissimo. Dopo infruttuosi tentativi di richiesta su cosa siano (come sempre!), viene in nostro aiuto una thai English speaking che ci spiega che sono il "ripieno" di crespelle con cui vengono venduti e che sono di vari sapori (da cui i vari colori). In pratica, sono una sorta di zucchero filato, che pero' ha la consistenza del crine di cavallo, dei capelli di Gaia, insomma. Li si mangia volentieri, canticchiando un motivetto dei tempi della nonna di Gaia ("Non e' un capello, ma un crine di cavallo uscito da un gilet...").

Chicchiricchi
Anche qui, come gia' altrove, nei templi c'e' un tripudio di statuette di galli, ma qui davvero hanno esagerato: ce ne sono di dimensioni faraoniche. Vale la visita il wat Yai Chai Mongkul per poter ammirare: il gallo in gesso piu' alto del mondo (secondo noi!, Ale non gli arriva che al petto); il gallo Versace (tutto lustrini e specchietti d'oro o d'argento); il gallo nazionalista (con la coda aperta e un sole con i colori della bandiera sopra).
A noi ricorda tanto il personaggio della nota pubblicita' di un riso italiano e puo' essere il regalo ideale per ogni suocera.

Procediamo ora spediti (forse) in direzione Laos, il visto thai ci scade tra meno di 3 settimane!

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