Faremo come se non ci fossero licenziamenti, la chiusura di servizi, persone che abusano della loro posizione, proprio come quelli che vogliono punire. La situazione della cooperativa Diapason e' infatti al momento critica. Senza alcun appiglio legale, il Comune di Milano ha infatti confermato la sospensione di alcuni progetti e sembra intenzionato a rescindere ogni contratto. Il 15 ottobre dara' una risposta definitiva. Noi incrociamo le dita, sperando nel meno peggio. In un Paese con una classe politica del nostro livello, non si puo' far altro. Non esiste alcun senso del bene pubblico e si perseguono solo i propri fini di parte. Qui in Thailandia, abbiamo visto parchi in cui sono a disposizione persino amache perche' la gente possa riposarsi e riparare dal caldo. Da noi alcuni sindaci tolgono le panchine (pubbliche) perche' altrimenti ci si siedono gli "extracomunitari". Cosi' per sedersi, andiamo tutti al bar (privato).
La mattina del giorno in cui il Comune comunica alla coop la sua decisione, ad Ale si stacca e distrugge l' "amuleto" che pendeva dal manubrio della sua bici; per alcuni e' un cattivo auspicio, per altri solo una conchiglia caduta.
Paradisi
Dalla magnifica spiaggia di Railay ci spostiamo sulla tristemente nota Ko Phi-phi, completamente distrutta dallo tsunami e risorta dalle proprie ceneri, quasi come se nulla fosse. Al punto da ricostruire anche dove lo stato ha vietato in quanto la zona e' particolarmente esposta a nuovi rischi di onda anomala.
Siamo fuori stagione e l'isola vede pochi turisti, cosi' usufruiamo dei prezzi bassi, della tranquillita' e della possibilita' di scegliere senza stress dove dormire. L'isola e' una meraviglia, ma davvero troppo costruita. Nonostante questo, ci sono ancora angoli di paradiso ed e' possibile fare passeggiate attraverso la sua foresta. Come per altri posti, pensiamo che la parola paradiso, dal momento in cui definisce un luogo, lo annienta per definizione: quando il paradiso e' scoperto, cessa di esserlo.
Lasciamo l'isola con un po' di rammarico per non averla esplorata fino in fondo, ma del resto dobbiamo pedalare: dopo due notti accompagnate dal gracchiare di rane e rospi ad altissimo volume e dal richiamo di un gufo fuori dalla nostra finestra, partiamo con un sole splendente che illumina la bellezza di questo arcipelago.
Di Krabi non resta che menzionare la nostra cuoca preferita del mercato notturno: una donnona di origini cinesi che canta mentre fa saltare con perizia nel suo wok le nostre ottime pietanze.
Zigzagando (fine)
Rimaniamo sulla costa ovest procedendo verso nord, per raggiungere Phang Nga su una strada che si snoda tra le falesie calcaree che caratterizzano questa zona della Thailandia. Poco prima di raggiungere la citta', un grosso pick-up ci affianca e ci chiede se vogliamo un passaggio per Phuket; decliniamo l'invito, noi non andiamo a Phuket. Stravolti dal caldo della mattinata, cerchiamo un hotel e dopo alcuni km di ricerca infruttuosa, arriviamo in uno che pare chiuso per ristrutturazione. E invece e' aperto in ristrutturazione pesanrte essendo completamente sventrato da un lato. Per descriverlo succintamente, diciamo che l'hotel non c'e', pero' la TV ha quaranta canali, tutti in thai, il cesso e' dotato di...piscina (lo scarico del lavandino cade direttamente a terra, sui piedi per la precisione e l'acqua non cola nel tubo di scarico}. E non siamo soli! un simpatico Gregor Samsa fa la ronda notturna e abbiamo il dolby surround (la mattina alle 5 ca. siamo svegliati da una musica a palla, sembrano canti cinesi: cesseranno solo alle 8!).
Il giorno dopo e' dedicato alla visita in long tail boat (le barche tipiche) al parco marino di Ao Phang Nga e all'omonima baia. Navighiamo tra gli stretti canali densi di vegetazione: qui c'e' infatti una foresta di mangrovie primaria. Oltre a queste importantissime piante, immersi per meta' nell'acqua, ci sono, oltre alle palme, altri tipi di albero di cui non sappiamo il nome, ma il cui frutto ricorda quello del baobab, una grossa palla bruna. Una volta entrati in mare aperto, isole-scoglio lussureggianti si ergono dall'oceano: queste falesie stanno alla Thailandia come gli iceberg stanno all'Islanda. Il paesaggio e' incantato, strano, bellissimo. Alcune grotte naturali sono attraversabili in barca, altre si possono esplorare solo in canoa, altre ancora sono visitabili a piedi sbarcando sulle loro strettissime spiaggette. Vediamo anche la famosa Khao Ping Kan, ribattezzata l'isola di James Bond dopo che vi hanno girato alcune scene di un film dello 007. Un posto incredibile, rovinato in parte da una fila di bancarelle che vendono pacchianata fatte, oltretutto, di conchiglie. Molto interessante e piu' reale il villaggio su palafitte di pescatori e le pitture rupestri vecchie di 3.000 anni che scorgiamo dalla barca.
Da Phang Nga, prendiamo la strada a nord, tra le montagne, per raggiungere Khao Sok , un altro parco nazionale questa volta in quota. Sembra che qui, oltre ad elefanti, tigri, orsi asiatici ed una pletora di altri splendidi animali, ve ne siano di altri favolosi come il macaco mangiatore di granchi (che vediamo sulla strada anche se siamo in montagna!!!) e il gatto pescatore (forse amico del gatto con gli stivali). Non vedremo nulla di tutto cio': Kaho Sok e' solo una tappa perche' qui piove molto e noi, che oltretutto non abbiamo piu' gli scarponi rispediti a casa dalla Malesia, con il trekking abbiamo dato. Almeno per un po'.
In questa giornata, causa pioggia, siamo costretti a ripararci sotto una tettoia prospicente una stazione di polizia che ci sorride curiosa, invitandoci poi a riposare al tavolo dove probabilmente gli agenti mangiano. Quando spiove e riprendiamo le bici, ci accorgiamo che abbiamo forato e utilizziamo il grande spazio coperto degli sbirri per cambiare la camera d'aria. Loro tanto stanno guardando la TV.
Anche il bungalow del parco si caratterizza per lo scarico a terra del lavandino che ad oggi e' diventata una certezza a prescindere dalla categoria dell'albergo (a parita' di prezzo stiamo, infatti, incontrando camere dalle caratteristiche molto diverse).
Dal fresco e piovoso del parco, dove con piacere mangiamo una zuppa calda e non usiamo il ventilatore, la mattina seguente scendiamo verso est, raggiungendo il paese di Phun Phin dove far tappa per poi riprendere a salire lungo la costa.
A differenza del giorno prima, possiamo godere del panorama, dato che non piove, con le montagne che si ergono nel loro splendore, le falesie anche qui dai picchi aguzzi o arrotondati, un rigoglio di vegetazione e fiumi in piena. Nonostante alcune piantagioni di alberi da gomma, qui la foresta sembra preservata.
La mia gamba destra
Questo paese, prospicente al piu' noto Surat Thani, si caratterizza per le rivendite stradali di abbigliamento e scarpe usate. A sentir la guida, potrebbero essere il frutto dei furti perpetrati in massa ai danni dei turisti diretti sulle isole dell'arcipelago di ko Samui, li' di fronte. Ale pero' ha rotto la sua scarpa destra, non trova il suo numero tra quelle nuove e percio' decidiamo di cercare tra queste in offerta. Ne acquistiamo un paio in attesa di trovarne di piu' adatte. Qui sostiamo in un ottimo hotel tipo motel che ci offre una stanza bellissima e con vasca da bagno che subito accettiamo visto che il bucato si e' accumulato da giorni.
Nel frattempo, la ferita del morso piu' profondo di sanguisuga (resto dell'ultimo trekking) si e' infettata, o almeno cosi' crediamo e a nulla serve la crema antibiotica che da piu' di una settimana applichiamo. Il sospetto di Ale si fa certezza dopo che Gaia legge sulla guida dei sintomi di un'infestazione da parassiti: potrebbe essere quello, Ale potrebbe essere abitato! E dire che sopporta a mala pena di convivere con Gaia!
All'ospedale di Tung Tako decidiamo di prendere il toro per le corna e affrontare la sanita' pubblica thai. Visitano Ale in un batter d'occhio, prima le infermiere, che disinfettano la ferita, compliano la parte burocratica pesano e provano la pressione; Gaia, che e' lasciata fuori a guardia delle bici, con tempismo perfetto fa capolino nella stanza alla domanda: "Sposato?". Il dottore conferma poi la presenza di parassiti che si stanno, evidentemente mangiando la gamba destra di Ale, prescrivendo e poi consegnando una cura antibiotica ad hoc. Ad oggi ancora la certezza medico-scientifica di aver conseguito la vittoria manca, anche se i lavori alla galleria sono cessati da qualche giorno...
La mattina, nel ristorante ancora chiuso accanto all'hotel, una sessione straordianria di preghiera viene tenuta da alcuni monaci, che sciorinano le loro preghiere musicali: speriamo siano d'aiuto anche a noi!
La cuisine qui fait croque
Al mercato domenicale, troviamo le tanto agognate mele cannella! Trattasi di frutto simil guava, anche se per forma e consistenza ricorda le bitorzolute mele cotogne, venduto con un mix di zucchero, sale e peperoncino per accompagnarle. Un integratore perfetto per noi ciclisti che reidrata e alza la pressione. Troviamo anche, come gia' a Krabi, grilli, cicale e vari tipi di bacarozzo fritti: neppure mr. Tuffy osa tanto, di vermi ne ha gia' abbastanza dei suoi! In Madagascar avevamo gia' visto un libro che decantava la bonta' di cio' che venica definito: "La cucina croccante" con riferimento alla consistenza degli insetti cucinati.
Ci spostiamo poi nella storica Chaiya per visitare il suo famoso wat e vedere le sue case antiche in legno di tek; nell'hotel dove alloggiamo incontriamo un cicloturista di Oslo appena sbarcato e ancora rintronato causa fuso e caldo. Mentre lui porta in stanza la sua bici nuova fiammante, Ale ricostruisce con lo scotch da pacco marrone i suoi parafanghi. Nell'hotel anche un tedesco espatriato per fuggire, ci dice, all'istituzionalizzazione dei disabili che ci dice essere un problema in Germania.
Tappa successiva Lang Suan, dove vediamo tante case di tek splendide che a noi paiono piu' storiche della storica Chaiya. Qui incontriamo altri due cicloturisti, in giro dall'anno scorso, di Berna; stanno girando l'Eurasia prima in moto, poi in bici, poi ancora in moto (non amano le montagne nonostante siano svizzeri) e prediligono la cucina vegetariana. Per poter comunicare, hanno uno splendido dizionario senza parole, ma sole immagini che cercheremo in futuro perche' utilissimo. I nostri progressi con la lingua sono infatti scarsi a causa soprattutto dell'alfabeto che ci impedisce, come in Indonesia e Malesia, di appprendere cammin facendo, costringendoci ad usare l'unica frase utile e a ripetere le poche parole che, pronunciate da noi, i locals sembrano capire. Ci scambiamo alcune informazioni sulle rispettive mete opposte e ci salutiamo.
Qui cerchiamo per la prima volta un medico per la gamba di Ale, ma nelle parafarmacie (come ovunque) nessuno parla inglese e non guardano neppure il problema; il presidio medico e' preso d'assalto e non resterebbe che l'ospedale per animali. Rimandiamo al giorno dopo.
Dopo la fermata all'ospedale, raggiungiamo Chumphon, citta' usata dai turisti come porto d'imbarco per le isole li' davanti. Noi, invece, ci dedichiamo alle vicine spiagge belle e deserte e all'acquisto di ciabattine e nuove scarpe, visto che quelle usate/rubate sono troppo rigide per pedalare e si rischia la tendinite.
Il nostro viaggio e' proseguito, ma ora siamo circondati da ragazzini che vogliono giocare ai giochi on line e siamo costretti ad andare. Siamo a pochi km da Bangkok e riprenderemo da li' il nostro racconto.
Chiudiamo con un'errata corrige: siamo nell'anno 2552, un bel palindromo buddista.
mercoledì 16 settembre 2009
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