mercoledì 18 novembre 2009

Se non ritornerete come bambini...

Ebbene si, siamo ancora in Thailandia! Il "richiamo della foresta" e la poca voglia di passare un'altra frontiera ci fanno tardare la visita all'antica civilta' khmer. L'annuale, famoso, raduno degli elefanti di Surin e' tra qualche giorno. Gaia dice che e' stufa di pedalare, ma di perdersi alcuni eventi unici, solo per pochi giorni... Ale non resiste al fascino dei pachidermi...
Cosi' decidiamo di prenotare l'hotel, comprare i biglietti prima che finiscano e visitare i "dintorni" di Surin per una settimana, in attesa del grande evento. Questo ci da' modo di conoscere e scoprire meglio una parte dell'Isan poco frequentata.

Giostra khmer
Lasciamo Ubon Ratchathani, un esempio di politiche pubbliche: su impulso della regina, sono stati creati molti parchi e in particolare ce n'e' uno, in pieno centro, tutto dedicato alle attivita' all'aria aperta, sfruttato per ogni genere di attivita' artistica, sportiva e ricreativa, di giorno e di notte grazie alla perfetta illuminazione. Il parco non ha cancelli ed e' aperto alla citta', al pubblico, appunto; e' soprattutto pieno di giovani che ballano, preparano coreografie, mettono in scena rappresentazioni, si divertono, stanno insieme. Anche genitori e nonni accompagnano le giovani generazioni, passeggiando con i piu' piccoli. Nella stessa citta' c'e' anche uno spazio pensato per i ragazzi dove internet e' gratuito (wireless e non). Chissa' che qui non usi ancora la prevenzione in positivo ("Apriamo i parchi senno' i giovani si drogano") anziche' quella in negativo ("chiudiamo e recintiamo i parchi, che i ragazzi si drogano")!
Sulla strada per Uthumpon Phisai, c'e' un serpente gigante morto, ma di fresco, stiamo procedendo affiancati; Ale dice a Gaia:"Attenta!" e lei:"Tanto e' morto"; Ale:"Allora cosa fai, ci passi sopra?" e Gaia (ormai c'e' una prassi in proprosito): "No, odio passare sui serpenti...". Arrivati in citta', ci fermiamo in un ristorante, ma la cuoca ci fa capire che ha troppi clienti da servire e quindi di andare da un'altra parte! Sfamatici altrove (la concorrenza qui davvero non manca), andiamo a visitare il Prasat Hin Wat Sa Khampaeng, una delle vestigia khmer coeva ad Angkor. Nel verdissimo prato, ci sono anche delle upupe!
Da qui proseguiamo e lungo la strada ci fermiamo a visitare il tempio di Prasat Sikhoraphum, in un contesto splendido, circondato da un fossato ad U originale del XII secolo.
Prima di raggiungere Surin, un'altra piccola deviazione ci consente di vedere anche il prasat Muang Thi, piccole vestigia sopravvissute alla sabbia del tempo, attaccate al nuovo wat. All'ingresso in citta', per procurarci una cartina, ci fermiamo alla TAT (ufficio turistico thai): non c'e' nessuno, ma e' aperto. Ale ne approfitta per un self-service. Poco dopo, tornano le impiegate con il loro cibo in mano... se non ti danno la pausa pranzo, te la prendi!
Noi, invece, pranziamo in un "ristorante" dove entra con il motorino acceso un signore, parcheggia al termine del salone, mette il casco ad una nonnetta e la carica prima di ripartire.
Surin ha un mercato diurno ben fornito ed uno notturno molto vivace, sito in una via chiusa al traffico la sera. Dove si mangia bene, troppo bene...
Per rifornirci di bevande, visitiamo un OTOP dove Gaia, vedendo una misteriosa bibita scura, esclama: "Ho proprio voglia di moa berry!" (Ale la guarda perplesso); va da se' che si acquista la trilogia intera di bottiglie dedicate a questa ed altre bacche. Ottime e senza zucchero che qui e' una rarita'!

Tema: Una gita fuori porta
Svolgimento. Venerdi' 13 novembre con la classe, siamo stati in gita a Ban Ta Klang che e' il villaggio (ban vuol dire proprio questo) con piu' elefanti al mondo. La maestra ci aveva detto che questo villaggio era a 40 km ca. da Surin e noi ci crediamo sempre a quello che dice la maestra (soprattutto la mia compagna di banco). Cosi', dopo essere stati in Comune per avere tutte le informazioni necessarie per assistere al raduno degli elefanti (anche questo il piu' grande al mondo), ci siamo recati con le nostre biciclette sulla strada 214 verso nord. Al km 36, segnalato dalla pietra miliare (ma il nostro contachilometri ne segnava gia' 40!), abbiamo visto il cartello stradale azzurro con una freccia bianca che diceva: "Ban Ta klang, villaggio degli elefanti. Per di qua". Appena presa quella strada che diceva la freccia bianca, c'era un altro simpatico cartello azzurro con disegnato un bell'elefantino sopra e il cartello diceva: "Per Ban Ta Klang, il villaggio degli elefanti, mancano 22 km". Allora noi, che sappiamo fare le addizioni a due cifre, abbiamo preso foglio e penna e abbiamo fatto il conticino e la verifica. Il risultato faceva 62 km. Che poi se aggiungi altri 62 km per tornare fa 124 km che non e' mica tanto una gitarella fuori porta! Il mio compagno di banco si e' un po' arrabbiato. La mia compagna di banco ha esclamato: "Va beh, prendiamola come viene!".
Ci siamo fermati sotto un chioschetto, che le persone usano per ripararsi dal sole mentre aspettano i bus o altro, a mangiare dei semi di non sappiamo cosa. Sono semi trovati in PDR Lao e poi ancora a Khong Chiam. Sono buoni, ma molto calorici e tostati nell'olio di palma. Sono soprattutto tanti perche' ne abbiamo comprati tanti. la mia compagna di banco ha detto che lei non ne mangia piu' di 5 al giorno. Il mio compagno di banco ha detto che se lo scordi che se li mangi tutti lui! Pero' quel giorno ne abbiamo mangiati abbastanza, soprattutto il mio compagno di banco che quando e' arrabbiato mangia tutto!
Questi ultimi 20 km sono stati su una strada tutta tra risaie, lontani dal traffico, nell'Isan piu' profondo. Qui la campagna e' davvero bella, anzi bellissima, e ricorda l'Oltrepo' pavese che e' una zona della Lombardia, se non fosse che ci sono tannte bufale nelle risaie e alcune immerse completamente nelle pozze o nei canali e poi martin pescatore verdi con la testa arancione e tanti contadini che ci salutavano, mica come nell'Oltrepo' che nessuno ti saluta! Ci siamo fermati poco prima dell'ingresso del villaggio degli elefanti a pranzare perche' erano gia' le 12 e il ristorante ci piaceva molto, anche se non era proprio un ristorante. Abbiamo fatto bene, era buono e c'era tanta gente che mangiava con noi. Siamo arrivati a Ban Ta Khlang sotto la canicola, ma siamo stati accolti da tantissimi elefanti, alcuni nelle risaie che rimpiazzavano le bufale di prima, altri all'ombra degli alberi e altri ancora ai vari angoli del paese. Due simpatici signori ci hanno detto che alle 14 c'era lo scio', costava 100 baht e durava 50 minuti. Abbiamo deciso di fermarci e nel frattempo abbiamo bevuto un po' che faceva caldissimo e abbiamo assistito al lavaggio di qualche elefante con la canna: che bello! Gli elefanti si riempiono la proboscide da soli con la canna e poi si spruzzano la schiena come fanno gli elefanti. Poi ce n'era uno che non gli piaceva l'acqua negli occhi e quando il suo padrone lo spruzzava chiudeva gli occhi come un bambino piccolo sotto la doccia: che buffo!
Poi siamo andati a sederci all'ombra, ma lo scio' non iniziava ed erano gia' le 14.20 e allora abbiamo fatto i conti che ci vogliono quasi tre ore di pedalate per tornare e abbiamo pensato che alle 17.30 e' gia' un po' buio. Qundi, alle 14.30 siamo andati a slegare le nostre bici e le signore che ci hanno venduto i biglietti e ci hanno visto un po' tristi, ci hanno detto: "Non andatevene!" e ci hanno offerto un passaggio per quando finiva lo spettacolo sul loro pick-up, mica come il signore dell'altra volta di Meuk Lek!
Tutti contenti, siamo tornati a sederci. Il presentatore ha detto che Ban Ta Klang dista 62 km da Surin: la maestra si era proprio sbagliata! Allo scio' abbiamo visto: elefanti sulle zampe posteriori, elefanti che facevano la verticale, elefanti che scoppiavano palloncini tirando freccette con la proboscide, elefanti che tiravano a canestro. Ma quello che ci e' piaciuto di piu' sono gli elefanti che tiravano i rigori prendendo la rincorsa e uno parava! E poi hanno preso tre signori, li hanno fatti sdraiare per terra e gli elefanti ci passavano sopra, scavalcandoli. Alla fine un elefante ha fatto il massaggio thai con le zampe a un signore francese. Pero' pensandoci bene, la cosa che ci e' piaciuta proprio di piu' e' l'elefante pittore che ha fatto un disegno molto piu' bello di quello che la mia compagna di banco ha fatto per dire nei ristoranti che non vuole ne' carne ne' pesce.
Il ritorno sul dietro del pick up seduti con le bici e' stato bello e, forse per la luce e i tanti elefanti sulla strada e nelle risaie, sembrava quell'altra gita in Africa... Il ritorno e' stato velocissimo: un'ora, invece che tre!
Questa gita ci e' piaciuta molto anche se quella alla Centrale del latte di Monza ci era piaciuta tanto perche' ci avevano regalato la crema al cioccolato e alla vaniglia buonissime e le pannine che poi la gente aveva vomitato sull'autobus.

Con un piede nella fogna
Prima di lasciare Surin, passiamo in Comune ad acquistare i biglietti per il festival degli elefanti; nell'attesa dell'arrivo dell'impiegata, Gaia (che ha mangiato troppo la sera prima e non ha digerito) vomita; Ale chiede se se la sente di iniziare la tappa e lei risponde che adesso che ha vomitato sta meglio. Dopo 4 km, e' ancora crisi: ci appoggiamo a delle pietre davanti ad un mega hotel super frequentato. Gaia prima vomita dalla bici, poi vomita giu' dalla bici, quindi si "ameba" su un pietrone (la pressione continua a fare sbalzi). Qualcuno guarda e sembra voglia chiederci se abbiamo bisogno di aiuto, ma solo una ragazza in moto si ferma a chiederci se puo' aiutarci portandoci in ospedale o acquistando per noi uno "sniffa-naso" di quelli anti svenimento di una volta. Noi decliniamo le offerte, ma lei poco dopo torna con due salviette rinfrescanti nel ghiaccio appositamente acquistate! La ringraziamo tanto e lei se ne va piu' contenta. Appena Gaia sta meglio, torniamo indietro ad un pompa di benzina con un'area di servizio superattrezzata, appoggiamo tutto e ci sediamo sulle panchine all'ombra. Gaia beve un po' d'acqua, poi una Sprite e poi vomita entrambe. Ha freddo e continui sbalzi di pressione: restermo li' tutta la mattina. Alle 12, le condizioni sembrano piu' stabili, Gaia non ha piu' freddo e la testa non gira piu'. Decidiamo di raggiungere Prasat che e' a soli 28 km da li'. Qui scopriremo che Gaia ha la febbre e ci dovremo fermare due giorni per recuperare le forze e la temperatura giusta. Soggiorneremo nel secondo esemplare di "topaia autocosciente" fin qui trovata.
Il secondo giorno, per fare qualche passo, decidiamo di andare nell'internet point li' vicino: Gaia inciampa mettendo un piede nella fogna, fortunatamente senza conseguenze. Siamo pronti a ripartire!

Teddy bear
Questa parte del basso Isan e' costellata di villaggi artigiani "a tema": chi fabbrica questo, chi quello... c'e' addirittura il villaggio che si occupa dell'approvvigionamento di poveri grilli per l'industria della cuisine qui fait croque... Si pubblizza come "Cricket village", ma qui nessuno gioca al popolare sport inglese...
Raggiungiamo finalmente Chaloem Phrakiat il paese da dove, scarichi, andare al parco archeologico di Phanom Rung: e' uno dei siti archeologici piu' belli tra quelli visitati ed e' sito in cima ad un vulcano estintosi piu' di 900.000 anni fa.
Il tempio, dell'XI secolo, e' dedicato come sempre a Shiva e ricorda nell'impianto wat Phu, in PDR Lao. Il nome significa in lingua khmer "grande montagna" e infatti dalla pianura di risaie si sale a quasi 400 metri. Dalla cima si gode di uno splendido panorama, esattamente come a wat Phu.
Da qui scendiamo per raggiungere Meuang Tam (la citta' bassa), un prasat ancora piu' antico. Anche questo e' meravigliosamente restaurato e conserva, cosa unica in Thailandia, il bordo dei suoi fossati ad L in forma di naga, il serpente sacro del fiume a 5 teste.
Il caldo e' tanto e si continua a sudare. Gaia scopre che, se volesse fondare una setta, avrebbe gia' la sua sindone, non un volto qualsiasi, ma quello di un... orsetto! Le orecchiette i seni, il faccione del plantigrado il ventre della pedalatrice, impressi dal sudore sulla maglietta quasi nuova.

Arriva la bufera
La notte e' stata fresca per una bella brezza che la mattina si trasforma in un vento teso che viene da nord, direzione verso la quale, guarda caso, dobbiamo pedalare. Cosi' quello che doveva essere un trasferimento defatigante (il giorno prima abbiamo comunque fatto i nostri 100 km), si trasforma in un'estenuante tappa controvento! In quasi 11 mesi di bici, ogni volta che c'e' stato vento forte, e' sempre stato a sfavore.
Gaia, che non si e' ancora rimessa, si sente stanchissima, le gambe proprio non vanno e viaggia tra i 14 e i 19 km/h. I pantaloncini sono da buttare, come lei. Ma anche Ale lamenta difficolta' ad andare e poi, come sempre, fame! Gaia lo becca a mangiarsi i tanto vituperati semonidinonsappiamocosa...mentre e' in attesa di essere raggiunto.
Le rondini sono tornate, in forze, proprio in tempo per la raccolta: lungo la strada per Buriram vediamo che la macchina mietitrice e' seguita da nugoli di rondini che godono degli insetti che si alzano al passare del veicolo. Basse basse, sembrano voler mangiare il riso anche loro. Nel cielo, due falchi approfittano del trambusto per cacciare forse uno dei numerosi rettili.
L'hotel che abbiamo selezionato e' in ristrutturazione, ma questa volta chiuso. Ripieghiamo su un altro vicino alla stazione dove, al rientro in stanza, nel tardo pomeriggio, una selva di pulitrici e pulitori, sdraiati o seduti per terra, sembrano tutti in attesa di entrare proprio nella nostra stanza!
Buriram e' una cittadina senza interesse, in cui pero' sono presenti turisti attempati (del genere gia' trovato a Nong Khai) che si riuniscono in locali ambigui, spesso frequentati da ragazze la cui presenza non e' chiara, mentre la faccia sfatta dei farang lascia intendere una certa propensione ad ogni genere di vizio...
La sera incappiamo in una festa della nutrita comunita' cinese locale: c'e' l'operetta cinese, il mondo del cibo di strada, giostrine varie ed un palco allestito con uno spettacolo "per giovani" (ragazze discinte che cantano male e sculettano peggio...).
La notte il forte vento ha fatto scendere di molto la temperatura e fa quasi freddo! Come solo poche altre volte ci era capitato, dormiamo senza ventilatore.
Domani riprenderemo la strada per Surin dove ci godremo il piu' grande raduno al mondo di elefanti con relativo banchetto entrato nel guiness dei primati, prima di ripartire questa volta si spera davvero, alla volta della Cambogia democratica...

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